Le autorità greche ritengono che siano almeno 500 i morti nel tragico naufragio di un barcone di migranti, avvenuto ieri al largo delle coste della Grecia, a 75 chilometri a sud-ovest di Pylos, nel Peloponneso. La terribile stima si basa sui racconti dei 104 sopravvissuti, così come sulle valutazioni della Guardia costiera ellenica sul numero di persone che affollavano la nave. “Secondo le prime testimonianze dei sopravvissuti, 100 bambini erano nella stiva, con un numero di vittime destinato ad aumentare”, ha detto Daniel Gorevan, Senior Advocacy Advisor di Save the Children.
Davanti all’ennesima tragedia nel Mediterraneo, il Vaticano non nasconde la forte emozione del Pontefice che segue le notizie dall’appartamento al decimo piano del Gemelli, dove resterà ricoverato fino a domani. “Profondamente costernato nell’apprendere del naufragio al largo delle coste greche, con la sua sconvolgente perdita di vite” Papa Francesco offre “sentite preghiere per i molti migranti che sono morti, i loro familiari e tutte le persone traumatizzate da questa tragedia”, scrive il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, in un messaggio indirizzato al nunzio apostolico in Grecia, mons. Jan Romeo Pawlowski. Nel testo, il Papa “invoca i doni dell’Onnipotente di forza, perseveranza e speranza” sui sopravvissuti e “su quanti forniscono loro cure e rifugio e sul personale d’emergenza”.
“Le operazioni di ricerca e soccorso – riferisce l’AdnKronos – sono andate avanti per tutta la notte ma non sono stati trovati altri sopravvissuti, né altri corpi oltre ai recuperati. Si ritiene che tutte le persone che si trovavano nella stiva siano andate a fondo con la nave, senza possibilità di salvarsi. Il bilancio dei morti accertati si attesta a 78, rivisto dopo che ieri sera si era parlato di 79 corpi recuperati.
Almeno 11 persone sono state arrestate, sospettate di traffico di esseri umani. Lo riporta la Bbc, che rilancia notizie diffuse dalle tv locali, secondo cui tra le persone arrestate ci sono diversi egiziani.
Nessuno dei profughi a bordo del peschereccio aveva un giubbotto di salvataggio, come ha denunciato la Guardia costiera greca dopo l’allarme lanciato da Frontex alle autorità greche e italiane”.
Queste morti non sono tragicamente inaspettate. Gli Stati membri hanno fatto di tutto per chiudere tutte le rotte ai bambini e alle loro famiglie in cerca di sicurezza in Europa. Spesso l’unica opzione di queste persone è intraprendere viaggi pericolosi in barca, e tragedie come questo affondamento ne sono l’inevitabile tragico risultato” ha commentato Daniel Gorevan di Save the Children.
“Il fatto che le persone continuino a morire nel Mediterraneo dovrebbe essere un campanello d’allarme per i governi e le istituzioni dell’UE che stanno attualmente negoziando il Patto dell’UE sulla migrazione e l’asilo, che rischia di raddoppiare l’approccio di deterrenza e contenimento alle frontiere dell’Ue, rendendo il Mar Mediterraneo la rotta migratoria più letale del mondo”, ha concluso Daniel Gorevan.
Il rimpallo delle responsabilità tra Grecia, Frontex e Italia
Il primo contatto con il peschereccio è stato fatto dalla Guardia costiera greca alle 16 (ora italiana) di martedì, quando non era stata fatta alcuna richiesta di aiuto. Il ministero della navigazione greco aveva provato a contattare l’imbarcazione numerose volte. E gli era sempre stato solo risposto, questa la versione, che l’imbarcazione voleva navigare verso l’Italia. Una nave con bandiera maltese ha fornito cibo e acqua intorno alle 20. E un’altra solo acqua tre ore dopo. All’1.40 di mercoledì qualcuno, a bordo del peschereccio, ha contattato la guardia costiera greca per un malfunzionamento del motore. Poco dopo, il peschereccio si è capovolto, e in 10-15 minuti è completamente affondato.
Alarm Phone, una linea rossa per i migranti in mare in difficoltà, ha denunciato che la Guardia costiera “era al corrente della nave in difficoltà ore prima dell’invio di un aiuto”. “Le autorità erano state informate da diverse fonti”, che il peschereccio era in difficoltà.
La gente a bordo poteva aver paura di un salvataggio in Grecia a causa delle “orrende pratiche di respingimento”, del Paese. “E’ davvero scioccante sentir dire che Frontex si è accorta dell’imbarcazione e che nessuno sia intervenuto perché hanno rifiutato tutte le offerte di aiuto… era una barca sovraccarica in difficoltà”.
La Guardia costiera italiana, “in merito alle notizie relative al peschereccio affondato in area Sar greca”, precisa “che il Centro di Coordinamento del soccorso marittimo italiano (IMRCC), è stato destinatario, la mattina del giorno 13 giugno, di una e-mail che riferiva la presenza di un barcone in difficoltà, con a bordo circa 750 migranti. Nella segnalazione non veniva fornita alcuna posizione, ma veniva riportato esclusivamente il numero di un telefono satellitare presente a bordo. La Centrale operativa della Guardia Costiera di Roma, ricevuta la comunicazione, ha contattato il numero indicato, avviando nel contempo le procedure di localizzazione del telefono satellitare. Accertato che l’imbarcazione si trovava all’interno dell’area di responsabilità per la ricerca e soccorso in mare greca, a 60 miglia nautiche dalle coste greche e a 260 miglia nautiche dalle coste italiane, la Centrale Operativa – come previsto – nell’immediatezza contattava la Guardia costiera greca, fornendo a questa tutte le informazioni utili per le operazioni di soccorso”.
Un bello scarica barile.
Irina Smirnova