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Il comandante romano parlò all’esercito riunito: «Il nemico metterà in prima fila animali enormi, che noi non abbiamo. Se vi fermate a combattere quegli animali, perderete e morirete. Perciò lasciateli passare. Voi correte dietro. Dietro c’è la fanteria: combattete quella». Così fecero i soldati, e fu una vittoria. Il nostro professore commentava: «Se il comandante romano non avesse avuto quell’idea, noi qui, oggi, parleremmo arabo». E il mezzo mondo che oggi parla lingue neo-latine parlerebbe lingue neo-arabe. Ministro, non le sembra un fatto rilevante? da studiare tre volte nei tre ordini delle nostre scuole? A volte mi fermo, quando scrivo o leggo un libro, e penso a cosa ne sarebbe di me, se pensassi e scrivessi in arabo o giù di lì. Non significa che penserei e scriverei migliore, ma che sarei diverso, in tutto, nel mio conscio e nel mio inconscio, anche nei miei sogni, visto che Lacan dice che «il sogno è strutturato come un linguaggio».
Ciò detto, resta vero che dovremmo insegnare di più la cultura tecnica.
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