L’INTERVENTO DI PAPA FRANCESCO CON IL MOTU PROPRIO “TRADITIONIS CUSTODES“, PUBBLICATO IL 16 LUGLIO
La comprensione mostrata da san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI nei confronti della residuale affezione per la precedente abitudine rituale della Messa è stata tradita. Essa era finalizzata a incoraggiare la maturazione di una più profonda affezione per la comunione celebrativa di tutta la Chiesa. L’esperienza della transizione mostra invece segni evidenti di un movimento contrario. La concessione della possibilità di usare il Messale Romano (promulgato da san Pio V ed edito da Giovanni XXIII) è troppo spesso sequestrata dalla tendenza scismatica a denunciare il Concilio Vaticano II, insieme con il ministero petrino che lo conferma e lo promuove, come fattore di corruzione della tradizione della fede.
In altri termini, come esplicitamente riconosce la Lettera del papa Francesco «ai Vescovi di tutto il mondo» che accompagna il Motu Proprio Traditionis custodes, lo spirito della concessione relativa all’uso del Messale che precede quello promulgato da san Paolo VI è stato mortificato.
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