I nostri stadi sono vuoti per la pandemia. I microfoni e le telecamere colgono, invece, ogni parola pronunciata dati giocatori.
Il quadro che ne viene fuori non è edificante. Bestemmie, insulti razzisti, maleducazione fra i giocatori in campo. Tutti gli ingredienti dell’odio sociale.
I nostri ragazzi incollati alla TV sentono tutto, forse, nell’indifferenza dei padri che fanno lo stesso appena la squadra del cuore subisce un calcio di punizione. Forse non tutti. Ci saranno pure molti padri preoccupati a non delegare in bianco a uno schermo (TV, telefono, tablet) l’educazione dei loro figli.
Intanto, cosa è diventato il calcio? È ancora uno sport, un business, un canale di sfogo della rabbia sociale?
Domanda aperta….