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La dimora di Gesù.
Giovanni il Battista è con due dei suoi discepoli. Non pare che stia svolgendo alcuna attività pubblica. Vede passare Gesù e non può fare a meno di fissare lo sguardo su di Lui. Il fatto che secoli di profezie si siano compiuti in Lui lo deve lasciare conquistato: al punto da dire ai suoi due discepoli: “E’ Lui l’agnello di Dio”. Perché “agnello” e “agnello di Dio”? Ogni anno per la Pasqua ebraica, le famiglie compivano un pellegrinaggio a Gerusalemme e sacrificavano un agnello, in memoria dell’antico esodo dall’Egitto…
Nel sentire quelle parole, i due si metteranno a seguire Gesù ma a distanza, fino a quasi raggiungere la sua abitazione. Qui possiamo trarre una prima conclusione: Dio ha visitato il suo popolo ed esercita sui cuori aperti una forza irresistibile di attrazione. Credere in Cristo significa tenere fisso lo sguardo su di Lui, lasciarsi conquistare e condurre da Lui.
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Gesù risponderà loro: “Venite e vedrete”. E come se stesse dicendo: “seguitemi, diventate miei discepoli e vedrete, farete esperienza con la vostra stessa vita e capirete chi dove abito. Io vengo dal Padre che è nei cieli. E’ Lui, il Padre, la mia dimora. Io ero in Lui prima che tutte le cose esistessero. Se mi seguirete, un giorno Egli sarà la vostra dimora. Adesso, intanto, la mia dimora è nei luoghi dove il mondo soffre la sua passione. Io abito lì. E chi segue me deve abitare lì. E il vangelo si conclude con la chiamata di Simone, il pescatore, fratello di Andrea. Gesù lo chiama Cefa, cioè Roccia, Pietra, detto Pietro. Non solo lo sguardo del discepolo rimane conquistato da Dio ma chi incontra Cristo cambia talmente da diventare una nuova persona.